In effetti sono passati tanti anni e mai come oggi la sentenza della Corte d’Appello deve decidere se un uomo identificato come un mostro sia colpevole oppure no.
Questo é inaccettabile. Se vengono date in pasto alla stampa le notizie devono anche essere forniti i dettagli, le documentazioni e le prove schiaccianti che sono emerse nel corso del processo di primo grado.
Non si può condannare un innocente come non si può rimettere in libertà un mostro.
Ma se non si riesce a fare chiarezza non si rende giustizia, si rischia di emettere sentenze sulla base di prove schiaccianti che poi così schiaccianti non lo sono.
Il dubbio attorno alla figura del muratore 47enne é enorme, i sospetti ancora più grandi. Ma quello che conta é la sua impersonificazione della crudeltà disumana con cui Yara é stata uccisa.
Abbiamo bisogno di risposte e di prove concrete ancor prima di una sentenza d’Appello. Abbiamo il diritto di sapere cosa é realmente successo e non attraverso le ricostruzioni di qualche programma televisivo.
Abbiamo bisogno di esperti che si espongono in primo piano e confermano che Bossetti é il mostro che tutti stavano cercando per l’omicidio della giovane Yara.
Questo lo dobbiamo per il rispetto della giustizia e soprattutto per il rispetto verso Yara, dopo tutti questi anni.
Oggi o domani si avrà la sentenza d’Appello, non basta, noi chiediamo prove e controprove per sapere che il mostro é in gabbia e non avere nemmeno un dubbio che il mostro possa essere stato scambiato per un muratore bergamasco come molti altri, con vizi, difetti e segreti come molti altri.
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