I numeri non danno ragione ad una condotta lenta e di valutazione. I numeri degli ultimi giorni suggeriscono una presa di posizione netta e decisa. Nell’immediato dobbiamo fronteggiare una terza ondata di virus con le varianti che si porta dietro.
E’ vero abbiamo imparato un pò a gestirla, ma non pensiamo nemmeno per un istante di poterla sconfiggere facilmente.
Sempre i numeri ci mettono in allarme e ci permettono di proiettare una tendenza per le prossime 4/6 settimane a dir poco allarmante.
Dunque cosa stiamo aspettando? Nessuno ce lo spiega. Tutto tace, la gente deve reperire informazioni da organi di stampa che a loro volta ipotizzando le mosse di governo perché agli stessi organi viene fornito poco, troppo poco, per poterne scrivere ai lettori.
Le scuole aperte, le attività che operano regolarmente, gli aggiornamenti che arrivano con il contagocce. Tutto questo sta alimentando la corsa agli ultimi giorni liberi, il che significa di correre il rischio elevatissimo che tra 15 giorni rimpiangeremo queste scelte.
Abbiamo bisogno di certezze. Serve una campagna vaccinale importante che non potremo avere almeno sino ad Aprile, ma nel frattempo chiudendo tutto, da marzo potremmo raggiungere tutti coloro che operano nel settore pubblico, insegnanti in prima fila. Rafforzando poi da aprile il piano vaccini, entro l’inizio di Maggio potremmo vedere la luce alla fine del tunnel.
Perché nessuno si mette in prima serata e lo racconta alla gente che sta solo facendo una gran confusione?
Abbiamo bisogno di certezze e solo una chiusura totale di 1 mese o 45 giorni permetterebbe di riazzerare la situazione e ripartire una volta per tutte, senza il rischio di ricadute o nuove ondate.
Non ne siamo fuori, serve un ultimo sforzo generale. Se continuiamo con questa scelta di suddivisione in zone continuiamo solo a perdere tempo e presto potremmo pentircene.
Dobbiamo intervenire, dobbiamo chiudere tutto come molti esperti chiedono ogni giorno per permettere di ripartire al più presto. Se continuiamo su questa riga rischiamo di fallire nell’approccio al virus come successo in Germania.
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