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Di Maio e la stalla di casa

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Tutto così veloce, tutto così incontrollabile per quanto previsto e programmato, ma aumentato all’ennesima potenza in termini di consenso.
Nessuno si sarebbe aspettato il successo del M5S in così pochi anni, dalle bancarelle che vedevamo nelle piazze delle nostre città alle sedie di governo.
Qualcuno all’inizio ha pensato anche ad uno scherzo del solito Grillo.
Invece, in pochi anni, si sono trasformati da un possibile scherzo nella forza politica più votata del nostro Paese.
Alla fine loro stessi puntavano a questo sapendo di fare il giusto, ma probabilmente non hanno fatto bene i conti con le pulci di casa.
Siamo tutti così, tutti noi, NON possiamo controllare tutto. Tanto meno se ci viene chiesto di farlo in così poco tempo, con il 35% del Paese che nel frattempo reclama la nostra attenzione per risolvere problemi ben più gravi di quelli di una costruzione abusiva nel terreno di papà.
Ricordo che in Mediaset non si lavorava mai in nero perché se non avevi partita Iva ti chiedevano di fare le ritenute d’acconto… ma quante volte si é lavorato a gratis?
Colpa delle agenzie di servizi esterne che attiravano manovalanza e lavoro con ore obbligatorie senza retribuzione, per dimostrare le nostre capacità lavorative.
Domani potremmo provare a fare la stessa cosa con l’idraulico, di non pagarlo per vedere se sa fare il suo lavoro…
Alla fine non si può controllare tutto e soprattutto l’incontrollabile diventa illusorio.
Alla fine una stalla rimane una stalla.
Alla fine Di Maio va criticato perché non si é reso conto di non poter lasciare il fianco scoperto con queste situazioni poco chiare, alla fine la stampa nazionale glielo doveva di voler indagare su tutto, proprio tutto.
Alla fine però resta a noi, alla nostra intelligenza, la scelta di capire la differenza tra la stampa spazzatura ed ignorante che architetta le discussioni in diretta tra Corona e Blasi solo per fare ascolti e quella che ci racconta le storie vere, perché nessuno ha mai detto che non lo sono, ma traduce le stesse con una connotabilità volutamente dubbiosa.
Apposta per far cadere il lettore nel dubbio che potrebbe anche minare la sua stima verso lo stesso Di Maio o chi per esso.
Il gioco é semplice, arrivare alla considerazione “anche Di Maio é come tutti gli altri” e molti italiani in queste ore ci hanno davvero pensato, dunque il tutto ha funzionato.
Dunque si, ha commesso l’errore di sottovalutare l’incontrollabile.
Ci si chiede perché il giornalismo investigativo non ha funzionato così bene negli anni 90 a Milano, prima con Craxi e poi con il Bunga Bunga, ma poi ragionandoci sopra si evince che era lo stesso giornalismo investigativo di casa di “quelli delle mazzette”, stipendiato proprio da chi a Milano costruiva palazzi interi con le mazzette, le stesse mazzette che pagavano anche gli stipendi del direttore del TG4 e di molti altri “giornalisti”.
Siamo felici che ci sia questo ritorno importante del giornalismo, speriamo possa operare a 360 gradi senza precludere alcuna informazione.

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